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Toscana Felix, il caporalato tra Arezzo, Siena e Grosseto

Contribuire a migliorare la società in cui viviamo è lo scopo che da ormai vent’anni si prefigge Carretera Central. Proprio per questo in occasione del ventennale, la Onlus inaugura “Saggi Inclusivi”, una collana che ci permette di comprendere i mondi che vivono ai margini e che spesso sono invisibili.

Tra i vari ambiti in cui si dispiega la narrazione della raccolta, troviamo il volume “Toscana Felix, il caporalato tra Arezzo, Siena e Grosseto” un lavoro che vuole mostrare, a partire dal territorio che conosciamo meglio, l’altra faccia di una realtà troppe volte nascosta che prende il nome di caporalato. Quest’ultimo, è il fenomeno che fa riferimento all’intermediazione, il reclutamento e l’organizzazione illegale nonché allo sfruttamento lavorativo (prevalentemente) in agricoltura. Un tema molto importante per Carretera Central, che oggi conta all’attivo tre progetti: Diagrammi nord, IN.TE.SE e S.IN.FE.M che fondano la loro mission sulla tutela dei migranti e sul contrasto dello sfruttamento lavorativo e del caporalato.

La situazione in ItaliaCarretera Central Toscana Felix copertina libro

I caporali sono presenti ormai in tutto il nostro territorio, il sindacato Flai-Cgil ha calcolato che sono 22 le province italiane in cui si registrano fenomeni di para-schiavismo, 12 le regioni coinvolte, da Nord a Sud.

Inoltre, l’osservatorio Placito Rizzotto ha reso noto che sono 100mila i braccianti gravemente sfruttati e 5mila quelli che vivono in situazioni di vero e proprio schiavismo. I lavoratori a rischio sfruttamento secondo l’Istat in Italia sono almeno 400 mila, molti dei quali sono pagati 2,5/3 euro l’ora e lavorano per 12 o 14 ore al giorno.

Ciò che è particolarmente rilevante è che tra le regioni con percentuali più alte di denunce e arresti per caporalato, figura proprio la Toscana con l’11%. Quest’ultima è stata considerata esente dal fenomeno del caporalato per lungo tempo, tanto che per anni si è parlato di “Toscana Felix”. Ma questo appellativo non è che un ricordo lontano in quanto, come afferma un recente rapporto relativo ai dati del 2020  condotto dalla Scuola Normale di Pisa, la regione Toscana, con 209 persone oggetto di grave sfruttamento lavorativo (di cui 143 in agricoltura) è la seconda regione italiana per numero di vittime di caporalato.

In Toscana le associazioni sindacali denunciano da tempo la presenza del caporalato e dello sfruttamento, proprio per sfatare l’idea e l’immagine di una regione che è al di fuori delle dinamiche di intermediazione illecita.

Le province di Siena, Arezzo e Grosseto

Nella provincia di Siena, più precisamente nelle aziende del Chianti e della Val d’Orcia i fenomeni di sfruttamento accertato vedono lavoratori sfruttati, con turni che sfioravano le 14 ore e con un salario di 6,50 euro a giornata. Anche nella provincia di Arezzo, nelle zone della Valdichiana e del Valdarno si verificano diverse forme di caporalato. In base al report di inchieste “LIBERA” condotto da Fulvio Tortoluci sono stati individuati 30 braccianti agricoli sfruttati: trasportati in camion, ammassati a terra in condizioni pericolose. Anche per quello che riguarda Grosseto la storia è sempre la stessa: i lavoratori si trovano in situazione para-schiavistica e lavorano quasi a costo zero.

Tre territori quelli di Siena, Arezzo e Grosseto che sono rinomati per i loro prodotti di qualità, la stessa che non si rispecchia nelle circostanze in cui si trovano a dover lavorare centinaia di persone.

Dunque, quello di Carretera Central è un lavoro che si potrebbe definire illuminante e di frontiera, in quanto è indispensabile per comprendere la vera e attuale situazione sulle condizioni lavorative che sono presenti in Italia; caratterizzate da sfruttamento, paghe irrisorie, mancanza di copertura assicurativa, orari lavorativi inumani. Uno scenario che non fa fede alla nostra Costituzione che, alla luce di tali dinamiche, siamo abituati a vedere sempre di più solo come una bella favola.

Toscana Felix, il caporalato tra Arezzo, Siena e Grosseto, (a cura di) Aurora Martino, Elisabetta Rossi e Emilia Galbo, Betti editrice.